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Kennel's Story
Arno, Brando, Camilla, Gastone, Ginevra, Tabitha

Gastone e Tommaso
di Simona Bonsignori

Nell’ottobre del 2002, il 14, moriva il nostro meraviglioso Filippo, un dalmata allegro e spiritoso (rideva), compagno di tante avventure. Il vuoto fu grandissimo e ci portò a dire “basta cani”. Ma questo non mi piaceva e così telefonai a Meri per cercare il cucciolo dei miei sogni. E lo trovai: Gastone è nato il 14 ottobre 2002. Un segno.
Il giorno della “fatidica” consegna (noi abitiamo a Roma ndr) l’autostrada era ghiacciata così decisi di andare in treno, accompagnata da un’amica. Avevo visto il cucciolo un mese prima e su quello avevo preso “le misure” per il trasportino (obbligatorio per il treno) optando per quello del gatto. Inutile dire che Gastone era cresciuto, e moltissimo, che era domenica, che del trasportino del gatto non sapevamo che farne (c’entrava solo la testa…). Fu un viaggio avventuroso, quello di Gastone verso la sua nuova casa, ma certo deve aver capito quel giorno che sarebbe finito in un posto di “sconclusionati”, tant’è che si è subito affidato a mio padre, il metodico di casa.
Gastone, oggi, è l’unico membro responsabile e attento della nostra allargata famiglia fatta di fratelli e sorelle, nonni, nipotini, mariti, mogli, etc, che si riuniscono quasi ogni settimana nella comune casa di campagna.
Mio nipote Tommaso è nato nell’agosto del 2004 e oggi ha due anni e mezzo: quando arrivò il bimbo, Gastone divenne, se possibile, ancora più preoccupato e ansioso. Ci impediva di abbandonare la carrozzina anche solo per pochi minuti, restava immobile vicino al bimbo abbaiandoci di tornare indietro, come a dire “ma insomma, siete tutti matti? Al piccolo chi ci bada? Io?”. Oggi è il suo migliore amico e sono inseparabili. Quando Tommaso aveva circa nove mesi e stava giocando sulla sua copertina sul prato, circondato da tutti i suoi giochi, Gastone si avvicinò e gliene rubò uno. Ma si allontanò di poco e fece cadere il gioco tra le sue zampe. Tommaso, piccolo ma non privo di un certo carattere, si infuriò e, allungandosi sulla pancia, riuscì a riprendersi quello che era suo. Gastone con calma si alzò di nuovo e ripeté l’operazione. Tommaso recuperò il gioco. Gastone ricominciò, e posando, ogni volta, il gioco un po’ più lontano. Credo che questa operazione durò una mezz’oretta ma, alla fine il bimbo cominciò a gattonare. Credo che Gastone abbia pensato che fosse assurdo che quel cucciolo di umano non si muovesse da solo e, certamente, era ed è tutt’ora molto più paziente di noi. Da quel momento in poi Tommaso si fidò di mettersi in piedi solo appoggiato al dorso di Gastone e un attimo prima che  muovesse i suoi primi passi lo vedemmo attaccato alla coda del cane.
Se oggi un altro bimbo tenta di accarezzare Gastone, Tommaso l’abbraccia e dice “E’ mio!”. D’altra parte hanno gli stessi grandi occhi dolci e neri.